(Bene Vagienna, Cuneo, 1544 - Torino 1617) scrittore politico italiano. Gesuita, dopo lunghi contrasti con i superiori uscì dall’ordine nel 1580, e dimorò per alcuni anni a Milano, poi in Francia (1585). Nel 1586 fu accolto a Milano da Margherita Trivulzio, madre di Federico Borromeo, che lo affiancò al figlio in qualità di consigliere e lo mandò a Roma per favorirne l’ingresso nell’ambiente ecclesiastico. Nel 1599 entrò al servizio dei Savoia, come precettore dei figli di Carlo Emanuele I; negli ultimi anni si riavvicinò agli ex confratelli. Oltre a molti scritti latini e volgari in versi e in prosa, lasciò il De regia sapientia (1583), le vite dei Principi cristiani (1601-03) e, più importanti, alcuni trattati politici: Delle cause della grandezza e magnificenza delle città (1588), Della ragion di stato (in 10 libri, 1589), Relazioni universali (1591-96).La Ragion di stato è l’opera che ha dato maggior fama a B., in quanto fu considerata fra le più autorevoli critiche alle teorie di Machiavelli. Nella sua riflessione sincera e talvolta appassionata sui contrasti etico-politici che sono al centro del pensiero controriformistico, B. sostiene e dimostra come necessaria la soggezione del principe alle virtù religiose e ai dettami della chiesa, che sola è in grado di garantire la giustificazione etica del suo operato, anche in quelle situazioni che sembrano postulare un’autonomia della ragione politica dalla morale e dalla religione.